INFO
spaziodarte.marioottobelli@gmail.com
Fb: Spazio d’arte Mario Ottobelli
Informazioni generali
Via D. Biancardi, 23 – 26900 Lodi (LO)
Tel. 3515883369
Orari: su prenotazione
Prezzi: ingresso gratuito
Visite guidate: su prenotazione
Cenni storici
Mario Ottobelli, nato a Lodi il 3 ottobre 1920, si avvicinò alla pittura seguendo nel collegio dei Padri Barnabiti i corsi di disegno di Enrico Spelta che fu per lui il primo grande maestro in campo artistico. Sotto la sua guida imparò ad amare la storia dell’arte, ma anche a disegnare e a dipingere rivelando le sue doti al punto che il prof. Spelta gli suggerì di affrontare gli studi artistici e frequentare l’Accademia di Brera; scelse invece la facoltà di Medicina, che frequentò a Pavia e dove si laureò, con specializzazione in pediatria. Laureatosi in Medicina, il desiderio di dipingere rimase sempre profondamente radicato in lui e lo portò nel 1956 all’incontro con il maestro Cristoforo De Amicis, insegnante all’Accademia di Brera, il quale prima lo incoraggiò e poi seguì nella sua avventura pittorica.
Persona di vasta e profonda cultura, Mario Ottobelli è mancato il 16 agosto 2001 dopo aver dedicato la sua vita alle sue grandi passioni: la medicina, l’arte – senza dimenticare l’amata musica – e lo studio incessante.
Lo Spazio d’arte Mario Ottobelli, inaugurato nel 2019, nasce per rendere omaggio al grande pittore lodigiano, noto a molti anche come Dottor Mario Ottobelli per la sua professione di medico che ha esercitato per quarant’anni con generosità e dedizione, guadagnandosi come pediatra, medico scolastico e medico di famiglia, la stima e l’affetto dei suoi pazienti che ancora lo ricordano con grande rimpianto.
Lo Spazio d’arte Mario Ottobelli si propone come esposizione permanente di molte delle opere dell’artista per permettere alla cittadinanza, e a quanti lo vorranno, di avvicinare e ammirare i suoi lavori. L’intento è di valorizzare una delle figure storiche più significative, se pure più schive e riservate, del Novecento lodigiano. Nel confronto con il professore di Brera Cristoforo De Amicis, eminente figura della pittura milanese e nazionale, Mario Ottobelli, attraversando l’amato Cézanne e il post-cubismo, ha definito una sua riconoscibile cifra stilistica, riferendosi tematicamente soprattutto alle persone care, ai luoghi della sua vita e a soggetti sacri.
Criteri espositivi
Lo Spazio d’arte Mario Ottobelli è un ambiente originale che, se da un lato ripropone arredi e oggetti domestici dell’artista, dall’altro lato risulta uno spazio espositivo per trasferire a posteriori il patrimonio di Mario Ottobelli, in un luogo adatto alla sua scoperta e alla libera fruizione. Le opere non sono esposte secondo una logica e una modalità che avrebbe usato il curatore di una mostra, come per esempio il criterio cronologico, o quello stilistico, tecnico, o tematico.
Allo stesso modo gli arredi, gli oggetti, perfino i libri che hanno fortemente condizionato la ricerca artistica di Ottobelli sono stati portati qui con lo scopo di conservare e di restituire l’enorme bagaglio di materiali cui l’artista ha attinto, contemplandoli e usandoli all’infinito. Nello spazio infatti è anche disponibile la sua collezione di libri d’arte, di medicina, di viaggi, di religione, di artisti lodigiani oltre a cataloghi e documentazioni di mostre alle quali ha partecipato.
Lo spazio si sviluppa su tre stanze.
Nella prima stanza è presente la scrivania su cui ha studiato per diventare medico. Un lavoro che ha svolto tutta la vita, con profonda etica, coscienza e grande capacità.
Il suo grande maestro e amico, Cristoforo De Amicis, gli ha sempre detto “Lei ha due lavori”. Ed è proprio l’aspetto artistico il lavoro che lo Spazio d’arte Mario Ottobelli vuole celebrare.
Il primo ambiente vuole restituire la parte più personale dell’identità di Mario Ottobelli che ha profondamente condizionato la sua produzione artistica. Qui si trovano oggetti che parlano di un uomo che aveva un’altra grande passione: lo studio. Ottobelli divorava i libri, non li leggeva solamente; li studiava intensamente. Prendeva appunti su tutto e si informava di tutto.
La seconda stanza riproduce il suo atelier. Ci sono gli oggetti che arredavano lo studio al piano alto della sua casa, rigorosamente esposto a nord, perché era da lì che arrivava la luce più favorevole per i pittori. Sono stati portati il cavalletto, la sua tavolozza ancora incrostata di colori, il mobiletto pieno di ditate, gli oggetti che usava per le composizioni inanimate come le nature morte, i pennelli, i disegni arrotolati e riposti nelle ceste…
Non potevano mancare chitarra e cetra bavarese, segni della sua passione per la musica.
Dal punto di vista espositivo, questo ambiente riprende innanzitutto una modalità, cara all’artista, di vedere le proprie opere: alcuni quadri sono disposti sulle pareti come in una galleria, altri sono appoggiati l’uno sull’altro per terra; i disegni e gli acquerelli sono per lo più conservati nelle cassettiere. Per chi lo ha conosciuto, questo allestimento è lo specchio delle molte sfaccettature dell’artista, e rivela una serie di aspetti del suo carattere e del suo modo di lavorare.
L’ambiente della terza stanza riproduce la vastità della sua produzione. Senza addentrarsi in un’analisi tecnica o critico-artistica, è affascinante osservare le sue opere e notare quelle caratteristiche che hanno fatto sì che la sua pittura fosse così forte e intensa.
La collezione comprende circa duecento dipinti ad olio oltre ad un numero elevato di opere su carta e cartoncino. I lavori nel loro insieme rappresentano l’attività dell’intera vita dell’artista dagli esordi, alla maturità, agli ultimi dipinti, includendo studi di ricerca di forme espressive alternative. I dipinti ad olio sono su tela e tavola (taluni su cartoncino) mentre per gli altri lavori le tecniche sono molteplici: disegno a matita, a carboncino, a china, a sanguigna, pastello, pastello a cera, gessetto, acquerello, tecniche miste. I soggetti rispecchiano i temi cari all’artista: ritratti, figure, nudi, paesaggi, nature morte, composizioni di fiori, soggetti sacri, oltre a soggetti vari.