INFO
info@museoarchinti.org • www.museoarchinti.org
Informazioni generali
Viale Pavia, 26 – 26900 Lodi (LO)
Orari: su appuntamento
Prezzi: ingresso gratuito
Cenni storici
Ettore Archinti nacque a Lodi ma la famiglia si trasferì presto a Milano, dove Ettore frequentò la Scuola Serale di scultura dell’Accademia di Brera, traendo ispirazione dalle opere e dalla frequentazione degli studi di Ernesto Bazzaro e Eugenio Pellini. Ritornato a Lodi, intraprese viaggi di conoscenza e di studio in Europa. Militante socialista, prese parte anche alla Commissione esecutiva della Camera del lavoro di Lodi. La sua prima esposizione personale si tenne nel 1911 a Lodi in palazzo Barni. Nel 1913 partecipò e vinse a Milano il prestigioso concorso Tantardini per giovani scultori con l’opera Forse è meglio che tu non veda. Nel 1915 non rispose alla chiamata alle armi per la fede nel socialismo e nella fratellanza di tutti gli uomini. Fu incarcerato, ma subì una lieve condanna, essendo stato riconosciuto che la sua scelta era ispirata da profondi ideali. Prestò poi servizio militare, senza essere impiegato in zona di guerra. Nel novembre del 1920 fu eletto Sindaco di Lodi. Come sindaco favorì il proletariato lodigiano e fu costretto alle dimissioni nel giugno 1922. I fascisti lo aggredirono a più riprese e nel 1925 subì anche un attentato da parte di un milite della MVSN. Abbandonato il suo ruolo pubblico, si dedicò intensamente all’attività di scultore e rappresentò il partito socialista nel CLN di Lodi. Fu catturato il 21 febbraio 1944. Rinchiuso nelle carceri di Lodi, ma non fu trovata la prova del suo coinvolgimento nell’azione resistenziale e fu liberato in aprile. Pur consapevole di essere sospettato di attività sovversiva, riprese l’attività clandestina. Fu nuovamente arrestato il 21 giugno dalla polizia politica e condotto al carcere milanese di San Vittore. Il 17 agosto fu trasferito al campo di smistamento di Bolzano, da dove ai primi di settembre partì per il lager di Flossenbürg, in alta Baviera. Alcuni suoi compagni di deportazione hanno ricordato la dignità, la forza d’animo ed il sostegno morale che Archinti dispensava agli altri detenuti. Dopo la quarantena, al momento della selezione, Archinti fu ritenuto inadatto al lavoro, più per l’età che per le condizioni fisiche: fu quindi rinchiuso nel convalescenziario, anticamera dell’eliminazione dove resistette fino al 17 novembre 1944. Il Museo Ettore Archinti, giovane istituzione culturale costituita senza finalità di lucro, nasce nel 2008 con la duplice finalità di promuovere la conservazione, la valorizzazione e l’incremento delle opere di Ettore Archinti, che costituiscono il nucleo centrale della collezione permanente, ed organizzare ed incentivare attività concepite per offrire al pubblico progetti espositivi che mettano in luce percorsi ed autori storici ed emergenti.
Criteri espositivi
Il Museo, situato all’interno della Cascina Callista Anelli, è strutturato su due piani: il piano terreno, adibito a spazio espositivo, accoglie le mostre estemporanee, pianificate da un Comitato Scientifico, per assicurare una programmazione culturale il più possibile ampia ed eterogenea, ed il primo piano accoglie il percorso espositivo permanente del museo, frutto di donazioni e comodato d’uso di opere originali in gesso ed in bronzo dello scultore lodigiano, protagonista ed animatore della scena artistica locale della prima metà del ‘900. La collezione è inoltre impreziosita da una raccolta catalogata e digitalizzata di documenti, scritti e lettere autografe, oltreché un fondo di immagini fotografiche storiche ed una selezione di pamphlet socialisti di inizio secolo che costituiscono una fonte documentale di primaria importanza per la piena comprensione del contesto culturale, economico e sociale della Lodi nella prima parte del XX secolo.
Il primo oggetto che si presenta al pubblico è la piccola fucina, con tutti gli attrezzi originali, utilizzati dall’Archinti per costruire le sue opere. Si prenderà poi visione di documenti personali ed oggetti posseduti dall’artista lodigiano oltre a foto ed a lettere, originali e in copia, che lo accompagnarono sino alla fine dei suoi giorni, nel campo di concentramento Flossenbürg (1944).
Si accederà poi al reparto espositivo dei bronzi e dei gessi, dove è presente la famosa opera “Forse è meglio che tu non veda”, vincitrice, nel 1913, del premio Tantardini di Milano riservato ai giovani scultori.