INFO
info@castellobolognini.it – www.castellobolognini.it – www.mulsa.it
Informazioni generali
Fondazione Morando Bolognini – c/o Castello Bolognini
Piazza Bolognini, 2
26866 Sant’Angelo Lodigiano (LO)
Tel. 0371.211140/41
Orari, prezzi e visite guidate (con attività didattiche): per informazioni telefonare al numero 0371.211140/41 oppure consultare il sito internet www.castellobolognini.it
Cenni storici
La costituzione del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura venne proposta in occasione del centenario (1971) della Facoltà di Agraria di Milano e promossa dagli studiosi delle quattro università milanesi, tuttora membri del Direttivo. La realizzazione del Museo ebbe inizio nel 1979 con il professor Giuseppe Frediani e con l’assistenza di un museologo dell’AIMA-UNESCO, che poi lo completò. Segnalato per il Premio internazionale “European Museum of the Year Award 1982“, il Museo è stato scelto come sede conclusiva del congresso mondiale dei musei agricoli del 1992. Attualmente è visitato da studiosi dei vari continenti. Con la collaborazione del Centro di Museologia Territoriale, sta articolandosi in ecomuseo, abbracciando così dieci cascine storiche e una quindicina di edifici monumentali insistenti sul territorio che si estende da Sant’Angelo Lodigiano a San Colombano al Lambro. E’ riconosciuto dalla Regione Lombardia come “Ente di ricerca e divulgazione per la bonifica dell’ambiente sotto il profilo dell’aria e del clima“, ed è sede dell’AMA (Associazione dei Musei Agro-etnografici).
Criteri espositivi – Itinerario di visita
Obiettivo del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura è quello di rendere consapevoli i visitatori, del significato profondo dell’agricoltura come evoluzione millenaria della simbiosi dell’uomo con l’ambiente. Impostato secondo principi etno-storico-archeologici, le molteplici sezioni sono scandite secondo la periodizzazione basata sulla sequenza delle rivoluzioni tecnologico-agrarie che hanno caratterizzato la storia dell’agricoltura, focalizzando il contributo delle civiltà extra-europee alla nostra agricoltura. Viene così innanzitutto illustrata la nascita dell’agricoltura nel Vicino Oriente, dopo l’ultima glaciazione (10.000 circa a.C.), attraverso la prima rivoluzione tecnologica, quella del fuoco: l’incendio controllato della foresta e della boscaglia che, sviluppando la giovane vegetazione, incrementa anche la selvaggina. Segue una successione di documentazioni tratte dalle incisioni rupestri preistoriche della Valcamonica (Brescia), lungo un arco di almeno quaranta secoli, con riferimenti alla seconda rivoluzione, l’orticoltura, e alla terza rivoluzione, quella dell’introduzione dell’aratro e del carro, e della loro evoluzione preistorica in Valcamonica. Una successiva sezione è dedicata all’agricoltura presso gli Etruschi e i Romani. E’ agli Etruschi che si deve la diffusione della quarta rivoluzione, quella del ferro, il cui impiego potenziò l’efficacia degli strumenti già in uso e permise l’introduzione delle falci per la foraggicoltura. La quinta rivoluzione, quella del perfezionamento dell’aratro mediante la sua trasformazione da simmetrico ad asimmetrico, e della sua dotazione di un carrello (o di un trampolo a ruota) e di un coltro, è evidenziata nella sezione dedicata all’evoluzione dell’aratro. Segue il rifiorire dell’agricoltura durante il Medioevo, illustrata con la riproduzione delle splendide miniature quattrocentesche del De Predis che descrivono le attività agricole nelle loro scadenze mensili, il Rinascimento e la catastazione di Maria Teresa in età moderna. Un particolare rilievo è dato anche alla sesta rivoluzione, quella conseguente all’introduzione delle piante dal Nuovo Mondo (patate, mais, ecc.). L’ultima sezione è dedicata alle grandi opere di bonifica ed alle strutture irrigue lodigiane. Inoltre, nel padiglione “Emilio Morandi” e nel cortile, si possono vedere macchine agricole della prima industrializzazione dell’agricoltura (settima rivoluzione tecnologica): trattori, trebbiatrici (con alcune delle quali si sono svolte manifestazioni di trebbiatura autentica), e numerose altre.
Nel settore del museo dedicato all’agricoltura tradizionale, un ampio rilievo è dato alle grandi cascine della Bassa Padana, illustrando i cicli della praticoltura e dei cereali (frumento, mais, riso), descrivendo le strutture della stalla, del caseificio, nonché le botteghe del falegname-carraio, del fabbro-maniscalco e del sellaio. In due stanze sono ricostruiti i poveri ambienti domestici dei salariati agricoli: la cucina e la camera da letto.
Vedi anche gli altri due Musei del Castello: il Museo Storico Artistico Morando Bolognini e il Museo del Pane