INFO
Informazioni generali
Piazza Matteotti, 1 – 26824 Cavenago d’Adda (LO)
Tel. 037170031 – Fax 037170469
Orari: aperto la terza domenica del mese (da marzo a ottobre) dalle ore 15 alle 18. Tutti i giorni dell’anno su prenotazione
Prezzi: ingresso gratuito
Visite guidate: gratuite, su prenotazione
Cenni storici
Il Museo Ciòca e Berlòca è ospitato in alcuni ampi saloni al primo piano del palazzo municipale di Cavenago d’Adda. L’idea di costituire il Museo nacque nel 1994 a Ferruccio Pallavera, che andava constatando come si stessero perdendo tutte le tracce del passato legate alla coltivazione dei campi. Il dott. Pallavera, che in quel periodo era anche Sindaco del paese, coinvolse il Consiglio comunale, che recepì la sua proposta di destinare il piano superiore del palazzo municipale, denominato Bagatti Valsecchi ed edificato tra il Cinquecento e il Seicento (allora in fase di ristrutturazione), a futura sede museale. Nel corso degli anni la raccolta di oggetti provenienti da Cavenago d’Adda e dai centri vicini fu incrementata dal ricco materiale proveniente dal soppresso Museo Etnografico di Montodine (Cremona), che necessitava di nuovi locali dove essere riallestito. Dopo un grande lavoro portato a termine da un gruppo di una decina di volontari (i quali costituiscono tuttora il fulcro dell’Associazione Amici del Museo di Cavenago), nell’ottobre 2004 fu aperta la prima sala del museo intitolata Vie d’acqua e vie di terra; risale invece alla primavera del 2005 l’inaugurazione ufficiale con l’apertura definitiva di tutte le sale. Il materiale raccolto è tuttora in fase di incremento. Non passa settimana che al Museo non vengano recapitati oggetti o attrezzi del passato, donati da persone che risiedono in tutto il Lodigiano e in una parte del Cremasco. I 1500 pezzi schedati dalla Regione Lombardia nel 2002 sono più che raddoppiati: oggi superano i quattromila. Il Comune di Cavenago d’Adda ha ancora recentemente autorizzato l’occupazione di ulteriori spazi nei quali esporre oggetti che costituiscono una grande ricchezza: in essi è riposta la testimonianza di un intero territorio che si affaccia su ambedue le sponde dell’Adda.
Criteri espositivi – Itinerario di visita
Il Museo di Cavenago, che ha raccolto anche il materiale proveniente dal soppresso Museo Etnografico di Montodine, ospita oltre quattromila oggetti di un’epoca compresa tra la fine dell’Ottocento e gli anni Cinquanta. I pezzi più antichi sono costituiti da due piroghe risalenti all’epoca longobarda, affiorate nel corso di un’alluvione alla confluenza del fiume Serio nell’Adda. La dislocazione degli oggetti nel corso degli anni ha subito cambiamenti collegati alla continua donazione di materiale tra i più svariati. Importante è il settore legato alla vita sul fiume, con un grande barcone utilizzato dai cavatori di ghiaia, reti e canne per la pesca, fiocine, remi e materiale proveniente dall’antico traghetto che fino al 1952 ha collegato le due sponde dell’Adda. Importante è la sala dedicata alla religiosità popolare, contenente un magnifico pulpito dell’Ottocento, statue di santi, Madonne vestite, oggetti delle antiche Confraternite. Ricchissima è la raccolta dei quadri – sono circa centotrenta – di immagini votive o di santi di svariate dimensioni, molte delle quali caratterizzate da preziose oleografie. Sono giunti in Museo anche i quadri di una Via Crucis in gesso, dipinti a mano, risalenti quasi sicuramente alla prima metà dell’Ottocento. In una sala spiccano tre grandi orologi da campanile: provengono dalle torri parrocchiali di Cavenago d’Adda, Caviaga e Montodine. Dopo un attento e scrupoloso restauro, sono stati rimessi in funzione, con il rifacimento dei pezzi ammalorati. Nella medesima sala sono stati posizionati anche numerosi orologi vecchi di un secolo: uno di grandi dimensioni, inserito in una cassa in plexiglass, mostra ai visitatori il suo perfetto funzionamento. Nelle sale del Museo di Cavenago è possibile imbattersi in oggetti collegati all’allevamento del bestiame (abbeveratoi, catene, oggetti per la mungitura e per la pulizia delle vacche), alla coltura della vite, alla lavorazione del latte, all’allevamento dei bachi da seta, all’artigianato agricolo (seghe, martelli, mazze, attrezzi collegati all’edilizia, ecc.). Non mancano i pezzi voluminosi (un vetusto portone di cascina, un carro agricolo, un torchio per l’uva, uno spazzaneve, due barrette), o collezioni particolari (una raccolta di decine e decine di pialle da falegname, un’esposizione di trappole per la cattura di animali di svariate dimensioni). Al Museo è stato donato tutto il materiale contenuto nella bottega di un ciabattino e tutti gli attrezzi conservati nell’officina di un fabbro ferraio. Gli oggetti sono veramente svariati: ci sono due armonium, il rullo di un organino, alcuni giocattoli del passato. Non ultimo, tutto quanto contenevano le case dei contadini: letti, pagliericci, stufe, pentole di rame, catene dei camini, decine di scaldaletti e una preistorica pentola a pressione.